È possibile rilevare segnali precursori di un terremoto analizzando le acque nel sottosuolo? A questa domanda cerca di rispondere il progetto MEET, un’iniziativa nazionale finanziata dal PNRR e coordinata dall’INGV, i cui primi risultati sono stati presentati al convegno GIT 2025.

L’idea è che i cambiamenti di pressione nella crosta terrestre prima di un sisma possano alterare le caratteristiche chimico-fisiche delle falde acquifere. Per questo, il progetto sta realizzando una rete di 25 stazioni di monitoraggio in tutta Italia, dotate di sonde che misurano in continuo parametri come livello dell’acqua, temperatura e conducibilità elettrica.

Il progetto è un esempio virtuoso di collaborazione tra enti: INGV installa le strumentazioni, ISPRA e SNPA gestiscono la piattaforma che raccoglie i dati (IdroGeo), e le agenzie regionali come Arpa Liguria contribuiscono fornendo i propri punti di misura in aree strategiche. I dati confluiranno poi nel portale nazionale per le scienze della Terra (IPSES), rendendoli accessibili alla comunità scientifica.

L’obiettivo finale non è solo la comprensione dei meccanismi sismici, ma anche la costruzione di un’infrastruttura di ricerca all’avanguardia, con dati aperti e interoperabili, utili anche per la gestione e la protezione delle risorse idriche.