“L’Italia ha il triste primato dell’intensificarsi di situazioni estreme”. Con questa amara constatazione, il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha aperto la Seconda Giornata Nazionale per la prevenzione del rischio idrogeologico, un evento che ha visto ingegneri e geologi uniti nel chiedere un cambio di passo radicale nella gestione del territorio.

Il messaggio emerso dal confronto, organizzato da CNI, CNG e Fondazione Inarcassa, è stato unanime e potente: il problema dell’Italia non è (solo) la mancanza di fondi, ma una governance frammentata e una burocrazia che frena le opere. Come ha sottolineato il Presidente del CNG, Arcangelo Violo, “le difficoltà sono più organizzative che finanziarie”. I miliardi stanziati, ha aggiunto il Presidente CNI Angelo Domenico Perrini, non bastano se molte regioni restano in “allarme permanente” per l’incapacità di attuare interventi rapidi ed efficaci.

La diagnosi è condivisa da tutte le istituzioni presenti. La soluzione, secondo i professionisti, risiede in una “road map” chiara che parte dalla semplificazione e dall’innovazione. È necessario superare la dispersione di competenze tra i troppi enti coinvolti, come evidenziato anche dal Capo Dipartimento di Casa Italia, Luigi Ferrara. Bisogna investire in tecnologie di monitoraggio avanzate e nella digitalizzazione dei dati geologici, come richiesto dal Commissario alla ricostruzione Guido Castelli, per agire in modo preventivo e non solo emergenziale.

Infine, un appello forte è stato lanciato per l’aggiornamento di normative tecniche ormai obsolete, come il DPR 380/2001, che non sono più adeguate ad affrontare le sfide imposte dai cambiamenti climatici.

Ingegneri e geologi si propongono quindi non solo come esecutori, ma come partner strategici dello Stato, pronti a mettere a disposizione le loro competenze per costruire, come ha auspicato il Presidente di Fondazione Inarcassa Andrea De Maio, “un futuro più sicuro e resiliente per tutti”.